"Cannes festival di stupratori": esplode la protesta contro Depp e gli altri. Una deriva pericolosa
L'evento parte in un clima infuocato, con una campagna social e una lettera aperta per chi tollera personaggi come Allen, Polanski, Besson


Segnamoci il ritorno di gran moda di questa parola antica: oclocrazia. Per gli antichi Greci e Romani era il governo popolare in cui tutti si sentono uguali nell'esercizio del potere, ma nella sua forma peggiore. Cioè quando il potere va nelle mani del popolaccio ed è soggetto alla pressione delle masse. E arriviamo alle proteste di due persone già alla partenza di questa edizione del Festival di Cannes. La prima è l'attrice francese Adèle Haenel, la seconda è la giornalista e attivista americana Eve Barlow, molto amica di Amber Heard, ex moglie di Johnny Depp uscita a pezzi alla battaglia legale contro di lui nel processo considerato il momento in cui la deriva presa dal MeToo (che sostiene sacrosante ragioni di parità di diritti e dignità) è andata a schiantarsi contro le prove, il giudice, la sentenza. Per entrambe Cannes è un festival che "protegge gli stupratori". Parole fortissime di chi non sopporta la presenza di Depp quest'anno. E questa è solo la punta dell'iceberg.
La risposta di Fremeaux
La lettera aperta di Adèle Haenel sulle pagine di Telerama che descrive Cannes come una manifestazione "pronta a tutto pur di difendere gli stupratori" ha incendiato il clima attorno all'evento, moltiplicato le proteste di attivisti e attiviste e ha avuto l'eco dell'hashtag social #CannesYouNot con il determinante intervento di Eve Barlow. Il direttore della manifestazione, Thierry Fremeaux è stato altrettanto diretto nel rispondere alle critiche e accuse in conferenza stampa: "Lo scritto di Haenel è radicale e falso, non pensava queste cose nel 2019 quando era qui a presentare un altro film. A meno che non avesse una dissonanza cognitiva. Se voi giornalisti pensaste che questo è un festival di stupratori non stareste qui ad ascoltarmi o a chiedere biglietti per le proiezioni". Poi sul caso Depp: "Non so nulla della sua immagine negli Usa. Nella vita ho una sola regola, che è la libertà di pensiero, di parola e di espressione, dentro i confini della legalità. Se a Depp fosse stato impedito di recitare o se il film fosse stato proibito, non saremmo qui a parlarne". Sette autrici in gara è un record per Cannes che si dà un cartellone sempre più equo. Ma reggere l'urto di chi vorrebbe cancellare per sempre certi personaggi pubblici e le loro carriere è complicato.
Il giustizialismo spiccio
Eve Barlow rincara la dose: "Se sostieni Cannes sostieni i predatori" e giù foto di Depp, Roman Polanski, Weinsten, Depardieu, Woody Allen, Luc Besson. Tutti nello stesso mucchio, coloro che sono stati condannati e quelli che sono stati assolti, con condanna delle loro accusatrici. Quelli che da tempo sono al centro di vicende complicate (Polanski) e quelli che per una parte della famiglia sono abusatori e per l'altra no (Allen), infine quelli per cui le accuse sono appena partite ed è tutto da dimostrare (Depardieu). Poi c'è Besson, le accuse contro di lui sono stati archiviate due anni fa e qui c'è un cortocircuito.
"Il nostro amore nato quando io avevo 15 anni e lui 32"
Perché Maiwenn, la regista del film che riporta a Cannes Johnny Depp tra polemiche feroci, è stata compagna di Luc Besson e la sua presenza con un film su una giovane cortigiana che cerca di prendere il potere nella Francia del Re Sole viene considerata una provocazione anti MeToo. Lei che disse che Leon, il celebre film di Besson che lanciò Natalie Portman (ora imbarazzata da quel ruolo) era ispirato alla loro storia d'amore nata quando lei aveva 15 anni e lui 32. Nel mentre abbiamo principesse inglesi rese di colore nelle nuove serie tv, riscritture di romanzi con la cancellazione di parole oggi considerate inappropriate, e un giustizialismo spiccio che con la forza della piazza virtuale vorrebbe distruggere vite e carriere di personaggi potenti, arroganti, con molti chiaroscuri, affidandosi alla forza dei click e dei post. Forse non aveva tutti i torti Asia Argento quando disse: "ll MeToo ha finito col diventare qualcosa di stupido e bigotto".