C'era una volta Bruce Willis, ora malato e inseguito fra le urla. La moglie: "Stop trattarlo così"
L'attore soffre di una forma di demenza fronto-temporale che peggiora. Non riesce a muoversi senza che torme di paparazzi lo perseguitino, urlandogli contro. Basta


Chi scrive è uno che scherzava con la moglie dicendo: "Guarda, se arrivo a quasi 70 anni con il fascino e la forma fisica di Bruce Willis, non ho altro da chiedere alla vita". E quindi qui il cronista e il fan si fondono nel dispiacere, misto a incredulità, di quello che sta accadendo all'attore americano. L'ironia, la grinta, il fisico tosto, la versatilità di attore (molta di più di quanto fanno pensare i grandi successi della serie Die Hard) si stanno arrendendo alla mente. Che se ne va. E' ormai ufficiale come una forma di demenza stia avanzando, privando l'attore della sua identità e del suo agio nel vivere la realtà. Come spesso accade in queste forme di patologia, cambia anche il carattere. Poi c'è l'aggravante: il modo in cui viene trattato Willis in pubblico. Qui arriva lo "stop" della moglie.
"Piantatela comportarvi così con lui"
Emma Heming Willis è la modella che dal 2009 è moglie di Bruce Willis. La persona che più di tutte ha visto il cambiamento del marito, fra le voci e le foto che adombravano il suo peggioramento cerebrale, con l'immagine di lui sul palco teatrale con un'auricolare indosso, così che qualcuno gli potesse suggerire le battute che non ricordava più. Nelle scorse ore è arrivato il grido di rabbia e dolore della Heming nel chiedere di lasciare in pace Bruce: "Consentite alla nostra famiglia o a chiunque sia con lui quel giorno di poterlo portare dal punto A al punto B in sicurezza. Il mio obiettivo è aumentare la sensibilizzazione sulla demenza, la consapevolezza, ed è chiro che c'è ancora bisogno di molta educazione. Quindi questo messaggio è rivolto a paparazzi e videomaker che cercano di ottenere esclusive su mio marito: state al vostro posto, smettetela di urlara contro mio marito chiedendogli come sta o altro. State al vostro posto".
Il demone dei media
Chiunque faccia il mestiere di giornalista o reporter sa che spesso tocca avere a che fare con la parte peggiore della professione. Quella che deve ottenere la dichiarazione da chi ha appena perso familiari in un disastro o una strage, strappare parole dalla bocca di chi è reduce da un processo che è diventato un caso mediatico nazionale, entrare nelle emozioni di chi non ha più casa o ha visto figlie e figlie vittime di violenza. Non è un mestiere per timidi il giornalismo, e spesso sconfina nel cinismo, parente prossimo della disumanità. Ci sono limiti da non superare ed è possibile farlo. Negli scorsi giorni è stato un parente stretto di Bruce Willis, il cognato, a dire alla stampa che la demenza fronto-temporale che ha colpito l'attore lo sta cambiando, e lo rende più aggressivo. Poi ci sono i tentativi di portarlo a fare una passeggiata, prendere un caffé, passeggiare al sole. Attorniati da torme di paparazzi che gridano al malato: "Hey, come stai oggi?". Che è un po' come dire: tu, scemo, quanto sei scemo oggi? L'effetto finale è questo. Accanimento. Quindi basta, per favore. Piantiamola.