Buzzanca-Antonelli, l'incontro esplosivo sul set del "Merlo maschio". La tristezza e il doppio addio
Nel 1971 le riprese di un film che fece scandalo, inferocire le femministe e grande successo. Poi le strade separate e la malinconia di lui per quel che accadeva a lei
"Ma chi hai preso? Chi mi hai mandato?". Lando Buzzanca lo ha raccontato più volte in varie interviste, il primo incontro con Laura Antonelli sul set di un film poi diventato mitico: Il merlo maschio. Il regista Pasquale Festa Campanile fece conoscere questa giovane attrice di origine istriana all'attore siciliano, già molto lanciato fra cinema d'autore e molte pellicole commerciali in cui replicava il ruolo di seduttore buffo e inarrestabile. A Buzzanca la Antonelli non parve niente di che. Si ricredette subito: "Quando lavorammo assieme vidi tutta la bellezza, il fascino e anche la bravura di Laura".
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Lando Buzzanca
Suonare una moglie come uno strumento d'orchestra
Nel 1971, quando Il merlo maschio arrivò nei cinema con un successo travolgente e molte discussioni, provocando l'ira delle femministe, Lando Buzzanca era già molto affermato. Aveva lavorato con Elio Petri, Pietro Germi, Antonio Pietrangeli e aveva debuttato sul set di Ben Hur per poi incontrare l'anno prima Festa Campanile in Quando le donne avevano la coda. Più volte aveva diviso il set con Totò. Laura Antonelli non era proprio l'ultima arrivata, era stata sul set con Sordi e Tognazzi e aveva sfiorato Buzzanca in Il magnifico cornuto. Le mancava il film della grande affermazione, e col Merlo maschio la coppia esplose a nuova fama e successo. La storia, provocatoria e maschilista ma in realtà contenente una satira del macho italiano in crisi nera, e che perciò si rifà esibendo la splendida moglie e vivendo della luce da lei riflessa, era scritta da Luciano Bianciardi. Le sequenze in cui Niccolò Vivaldi (Buzzanca), nato con nome e cognome altisonanti ma musicista scarso, suona sua moglie Costanza nuda come se fosse il suo violoncello, fecero scalpore. Nasceva la commedia del prurito borghese, quella che portava in scena il "non si può fare, non si può dire ma si può immaginare" che avrebbe fatto per anni sfracelli al botteghino. E la coppia Buzzanca-Antonelli fu sulla bocca e davanti agli occhi di tutti.
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Laura Antonelli, la drammatica vicenda della stella del cinema
Il malinconico crepuscolo di Lando e Laura
Laura Antonelli col successo del Merlo maschio divenne il simbolo erotico italiano per eccellenza, viso angelico e innocente, corpo del peccato nell'Italietta cattolica. La bellissima dall'animo ferito che poi l'avrebbe travolta. Capì cosa rischiava, rifiutò diversi ruoli un po' troppo erotici a seguire, ma due anni dopo accettando Malizia si lasciò scolpire per sempre in questo immaginario. Il resto è storia risaputa e dolente. La Antonelli dimostrò di saper essere anche brava attrice e lavorò con grandi autori, anche all'estero. La sua love story con Jean Paul Belmondo la rese una diva da rotocalco internazionale. Ma stava sprofondando nelle sue malinconie, che la inghiottirono in seguito con la vicenda del processo per droga, da cui uscì riabilitata troppo tardi. Buzzanca ebbe modo di commentare dispiaciuto il crollo dell'attrice:"Ha gestito la sua vita di donna e attrice facendo cose stupide. Andando a stare con quel francese, otto anni di droga. Quando tornò sul set con me per All'onorevole piacciono le donne, ci fu un piccolo flirt, leggero, io avevo sempre mia moglie con me. Ma io l'ho amata per tutta la vita, sentire della sua morte è una cosa che mi dispiace in una maniera incredibile". Laura Antonelli è scomparsa nel 2015, sola, avvinghiata alla ritrovata fede cattolica, vita essenziale e silenziosa fino all'ultimo. Buzzanca se ne va dopo un malinconico crepuscolo in casa di cura, fra molte polemiche su come è stata gestita l'ultima fase della sua vita.