La Barbie miliardaria di Greta: donne in festa fra loro e uomini bifolchi. Ma il protagonista è Ken
La Gerwig sfonda un record dopo l'altro col suo film femminista sulla bambola più amata e poi odiata dalle donne. Un misto di messaggio e cinismo commerciale
Un miliardo di dollari raggiunto e sfondato, e corsa avanti verso nuovi record. Il film diretto da una regista donna col maggiore incasso di sempre è la Barbie rivisitata in chiave femminista da Greta Gerwig. Se vi piacciono i film con gli "spiegoni" ogni cinque minuti, Barbie fa per voi. Così a tesi che per ogni battuta poi arriva un bambolotto o una bamboletta parlante a spiegarti che la battuta voleva dire quello e non qualcos'altro, non si sa mai che nell'ambiguità dell'ironia partano le guerre del politically correct e crollino i fatturati della Mattel e di Birkenstock, i veri protagonisti del film. Assieme a Ken. A sorpresa, in un film in cui le Barbie (ri)prendono il potere sui bambolotti che volevano strapparglielo e inaugurano una nuova sorellanza che dalla plastica levigata arriva alla carne di ogni donna.
Donne assieme fra loro, uomini tutti scemi o bifolchi
Un buon film di intrattenimento pop impegnato, Barbie. Visivamente notevole, sia gli scenografi che l'eccellente fotografia di Rodrigo Prieto fanno gli straordinari per emulare il mondo di macchine cabrio rosa, casette di bambola, palme di plastica e onde di gomma dura su cui si infrangono gli addominali di quello scemo di Ken (un ammirevole Ryan Gosling per come accetta di rendersi ridicolo per tutto il film) al primo tentativo di farsi notare dalla meravigliosa Barbie impersonata da una Margot Robbie di bellezza sovrumana. In una Barbieland perfetta, sorridente, inquietante nel suo perenne clima di festa e saluti entusiasti con la manina a mulinare in aria. Una Barbieland in cui le bambole sono prima di tutto solidali fra loro e sempre in festa. Da cui sono esclusi i bamboli, in un'atmosfera di raffreddamento sentimentale a cui Ken non vuole però arrendersi. Tutto perfetto, tutto inquietante, finché Barbie comincia a fare pensieri di morte e per capirne la ragione esce dalla terra ideale in cui vive e va nel mondo reale. Popolato da uomini tutti scemi o bifolchi dalle maniere truci.
Ora puoi rimetterti l'abito rosa, e occhio a non scordare le Birkenstock
Nel mondo reale Ken, che ha inseguito Barbie per confermargli il suo amore, imparerà presto a diventare grezzo e maschilista, scoprirà il patriarcato (ribadito dal telefonatissimo spiegone di America Ferrera sull'impossibilità di essere donna oggi, lei che nel film disegna le variazioni delle Barbie e trasmette loro i suoi sentimenti, un po' depressi come professionsta e madre) e proverà a prendere il potere a Barbieland.
Il trionfo del marketing firmato Mattel, Chanel e Birkenstock
Geniale per cinismo il modo in cui i vertici della Mattel, dipinti come un branco di deficienti attorno a un capo insicuro (Will Ferrel, il personaggio più stereotipato del film altro che la Barbie stereotipo della Robbie) si sono lasciati sbeffeggiare in cambio delle impennate miliardarie che l'enorme successo del film porterà nelle casse dell'azienda. Spiegato anche perché è in atto la riscoperta trendy delle ciabatte Birkenstock: le mettono le Barbie, mettiamole noi tutti, o umani. Ritorna la possibilità di vestire di rosa senza sentirsi donne bullizzate, telecomandate dal maschio potere, dall'industria della bambola, giacché ora il rosa è il potere della rivalsa delle Barbie-donne. In un film che ha come messaggio: sii te stesso, sii individuo, alla coppia ci penseremo poi. E dove l'unico che mena mazzate tipo vecchio cowboy in un western è il personaggio gender fluid interpretato da Michael Cera (lui sì, i maschi alpha no, tamarri che sono). Furbissimo nel mettere insieme messaggio progressista e product placement commerciale (la Mattel potrà rispolverare tutto il suo catalogo, anche quello più sconveniente, Chanel e le sue borse ringraziano) Barbie ha però un effetto collaterale: mettere al centro della scena Ken. E' lui il vero protagonista. Chissà se era questa l'intenzione di Greta Gerwig, attrice e regista di grande intelligenza. E da tenere d'occhio. Come la Barbie stramba, geniale invenzione che è forse quella che più resta impressa a visione terminata, e che venderà a palate.