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Alessandro Gassmann fa 60 tra il passo di Vittorio e la vera storia di un cognome spezzato

L'attore e regista festeggia un importante traguardo ed è l'occasione per fare un salto indietro nel tempo alla scoperta di aneddoti e curiosità

Maria Elena Pistuddidi M.E.P.   

C’è qualcosa di ipnotico nel passo di Alessandro Gassmann: lungo, dinoccolato, un’eco vivente di suo padre Vittorio. Gigi Proietti lo notò subito: "Cammina come Vittorio, ma con meno caffè nel sangue", scherzava. Oggi, 24 febbraio 2025, Alessandro compie 60 anni, e quel passo non è solo un segno fisico: è una porta su un’eredità familiare fitta di talento, fragilità e aneddoti che sembrano usciti da un film.

"O reciti o ti caccio"

Romano del ’65, figlio di Vittorio e dell’attrice francese Juliette Mayniel, Alessandro non ha scelto il cinema: gliel’ha servito suo padre su un piatto d’argento, con un ultimatum. "O reciti o ti caccio", gli disse il grande Vittorio, e così, a 17 anni, eccolo in "Di padre in figlio", diretto dal “mattatore” in persona. Da lì, una carriera che spazia da "Il bagno turco" a "Caos calmo" (con un David di Donatello nel taschino), fino ai successi tv come "I bastardi di Pizzofalcone", "Un professore" e tanti altri. Ma dietro i riflettori, c’è una famiglia che ha scritto la sua sceneggiatura tra risate, drammi e qualche scheletro nell’armadio.

Vittorio, un colosso del teatro e del cinema, nascondeva crepe profonde

La depressione tormentava il grande Vittorio, un’ombra che Alessandro ricorda con un misto di amore e impotenza: "Era una quercia che si sgretolava". Una volta, durante una tournée a Milano nel ’94, il figlio lo trovò in camerino, perso nei suoi pensieri. "Basta, papà, fermati", gli disse, e Vittorio, per una volta, ascoltò. Ma c’è di più: il cognome Gassman, con una “n” sola, era un’invenzione di nonna Luisa per camuffare le origini ebraiche durante il fascismo. Alessandro, nel 2011, lo trasforma in Gassmann: "Siamo ebrei, punto", dichiarò al Corriere, un gesto che sa di riscatto familiare.

E poi gli aneddoti, quelli che fanno ridere e pensare

Vittorio, per Alessandro, era un padre severo ma imprevedibile. Una volta, si narra, lanciò un piatto di spaghetti contro il muro perché Alessandro, adolescente scapestrato, aveva osato criticare la sua cucina. "Era un disastro ai fornelli, ma guai a dirglielo", ha ricordato Alessandro ridendo in un’intervista a Repubblica. O ancora, la storia della "prova d’attore": Vittorio lo chiuse in cantina per un’ora con un copione, urlando "Impara o dormi lì!". Eppure, tra le righe, c’era affetto: lo stesso Vittorio che, dopo una lite, gli lasciò un biglietto con scritto "Sei meglio di me, ma non ditelo in giro". 

Anche la mamma Juliette ha lasciato il segno

Bella e ribelle, si separò presto da Vittorio, ma Alessandro la descrive come "una donna che non si piegava mai". Una volta, durante un litigio tra i due ex, lei gli tirò una scarpa, e Vittorio rispose con un "Brava, hai mira!" che fece ridere tutti, figlio compreso. E poi c’è Leo, il figlio di Alessandro, cantautore e attore: "Ha preso la mia testardaggine e il talento di nonno", dice orgoglioso. Una dinastia che si rinnova, ma con quel passo alla Vittorio sempre lì, a ricordare da dove tutto è partito.

L'eredità emotiva 

Gli attacchi di panico, confessati da Alessandro nel 2002 – "il cuore che esplodeva, il terrore senza motivo" – sembrano quasi un’eredità emotiva del padre."Li ho battuti con analisi e un po’ di chimica", racconta, un uomo che ha trasformato il peso in leggerezza. A 60 anni, tra regia ("Il silenzio grande") e ruoli iconici, Alessandro è più di un figlio d’arte: è un Gassmann che cammina sul filo, tra il mito di Vittorio e una storia tutta sua. Chissà cosa direbbe oggi il vecchio mattatore vedendolo: forse, con un sorriso, "Non male, ragazzo. Ma quel piatto di spaghetti lo rifaccio io". 

Maria Elena Pistuddidi M.E.P.   
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