Basta ricordarlo solo per "Has Fi-Danken". Con Gianfranco D'Angelo perdiamo molto di più

L'attore e caratterista si è spento a 85 anni dopo una breve malattia. In lui si concentravano molte delle qualità della "spalla" perfetta. E di successo

D'Angelo (a destra nella foto) con Ezio Greggio e il cocker Has Fidanken ai tempi del Drive In
D'Angelo (a destra nella foto) con Ezio Greggio e il cocker Has Fidanken ai tempi del Drive In

A lui il termine "guitto" (usato non a caso anche agli esordi della carriera di Benigni) non avrebbe disturbato né fatto paura. Ne avrebbe colto l'aspetto migliore, quello di attore non di prima fila, ma utilissimo nelle produzioni, versatile, caratterista irresistibile. Perdiamo tutto questo con la morte di Gianfranco D'Angelo, spentosi dopo una breve malattia a 85 anni. Era ricoverato al Gemelli di Roma. D'Angelo rappresenta l'arte del bozzettista, del cabarettista, del personaggio d'avanspettacolo e di rivista prestato a cinema, teatro, televisione. Non lavori nel cast di Allelujah brava gente e non reciti testi scritti per te da Maurizio Costanzo se non hai qualità. E pazienza se non sarai mai De Niro o Mastroianni.

Con "Raffa" e oltre

La versatilità di Gianfranco D'Angelo, capace di fare della sua mimica fisica e vocale il "pupazzo" perfetto per l'uso molteplice in scena, gli ha permesso di attraversare mezzo secolo e oltre di spettacoli in Italia. Era in Milleluci con la Carrà e recitava in La porta sul buio con produzione di Dario Argento, duettava in tv con Raffaele Pisu mentre legava indissolubilmente il suo nome al Bagaglino, frequentato assieme a Gabriella Ferri, Enrico Montesano, Oreste Lionello, Pippo Franco. La grande scuola dei "bozzettisti" di casa nostra, usati in tutti i modi possibili nel cinema di cassetta. Quello che ha permesso di produrre i capolavori italiani della settima arte, capaci di fare messe di premi internazionali ma spesso problematici al botteghino. 

Il volto buono della commedia scollacciata, poi il Drive In

Per buona parte degli anni Settanta, la commedia caciarona, sexy in un modo che oggi fa sorridere, quella con le Edwige Fenech e Nadia Cassini e Barbara Bouchet e Anna Maria Rizzoli a fare da star, che passando per soldatesse, commilitoni, insegnanti, liceali, storie di corna e bicorna, di intrighi amorosi in cui l'onorevole di turno, il "cumenda" arricchito e volgare vengono sbeffeggiati e puniti, vedrà Gianfranco D'Angelo, la sua mimica popolaresca e la criniera riccioluta da fumetto, impegnato in mille ruoli di contorno. Senza dimenticarsi della tv (sarà tra l'altro commentatore del Giro d'Italia) che poi lo rilancerà nell'era dell'edonismo berlusconiano in Drive In. Qui è il surreale prestigiatore comico che costruisce i suoi spettacoli promettendo di far fare tutto quello che il suo cagnolino non farà mai, al grido di Has-Fi-danken. Uno dei tormentoni tv più famosi. Ancora tv (spesso come ospite, da Carramba a Domenica In a Italia's Got Talent), ancora teatro (con Villaggio, Iva Zanicchi, Marisa Laurito). Poi la malattia. A portarsi via uno degli ultimi rappresentanti dell'arte popolaresca in un Paese che mantiene questa abilità, e l'arte della commedia, al centro della sua identità culturale.