Violante Placido invita un uomo al bar: “Finalmente un ruolo diverso dal solito"
L’attrice nei panni di giurata al XVII Cortinametraggio ci ha parlato di Yoko Ono, Patty Pravo e di altre artiste che hanno abbracciato la vita in modo unico, e di come sta affrontando in famiglia il momento difficile
Violante Placido in un ruolo diverso dal solito. A Cortinametraggio, il festival del corto che si è svolto a Cortina d’Ampezzo, l’attrice figlia d’arte ha vestito i panni di giurata, oltre ad essere protagonista del film breve La cavia di Rolando Stefanelli (vincitore del David di Donatello per La matta dei fiori), inserito nella sezione speciale della kermesse.
“E' un corto rimasto congelato in un cassetto per un po’ di tempo a cui tengo molto”, ci racconta Violante, “perché mi ha permesso di recitare un personaggio femminile raro”. Una donna invita un uomo in un bar. La proposta della donna sconvolge l’uomo. Che cosa vuole veramente?
E a raccontare delle figure femminili di rara forza è la stessa Violante Placido nello spettacolo teatrale Femme Fatales, ideato durante la pandemia. È il racconto, tra parole e musica, di cinque donne che hanno saputo lasciare il segno attraverso il talento e le loro vite straordinarie. Sono Marianne Faithfull, Nico, Francoise Hardy, Yoko Ono e Patty Pravo.
“Sono donne che mi ispirano per l’autenticità con cui hanno fatto il loro percorso, per come hanno abbracciato l’arte e la vita in maniera unica”, ci racconta l’attrice. “Nell’arte dobbiamo spingerci un po’ oltre e metterci in gioco, e loro lo hanno fatto anche cadendo e ritrovando sé stesse. Nico, per esempio, ha ritrovato una sé stessa che non l’ha portata a una risoluzione dei suoi tormenti, ma ha dato un senso artistico a quei tormenti regalandoci delle perle”.
Cadere capita a chiunque ed è successo anche a Violante che ora sta affrontando, come madre, anche la difficoltà di spiegare la guerra in Ucraina al proprio figlio. “È molto complicato il periodo che stiamo vivendo”, rivela, “ci preoccupa molto tutto quello che sta succedendo ed è incredibile. La pandemia ormai ci ha abituato a pensare che anche l’impensabile potrebbe accadere. La più grande paura è che da un momento all’altro tutto vada fuori controllo”.
“A mio figlio cerco di non fargli vedere troppa televisione, ma gli parlo della guerra, perché credo sia giusto che sappia”, prosegue l’attrice, “anche questo fa parte della vita che ci circonda. A scuola partecipa attivamente mandando coi compagni e le maestre degli aiuti ai bambini ucraini. È importante che capisca che tutto questo è sbagliato e che gli esseri umani si devono aiutare l’un l’altro. E che anche se un pensiero è diverso dal proprio bisogna dialogare, non scontrarsi”.