Natalie Portman: "Quando mi autocommiseravo. Così ho scoperto la gioia"

Inedita e muscolare, nel doppio ruolo di Jane Foster e Mighty Thor, sa brillare, sprigionando ora superpoteri ed ironia

L’attrice che tutti i registi vorrebbero poter dirigere e che ogni volta può diventare qualsiasi cosa: ballerina superba ne Il Cigno Nero (non a caso premiata con l’Oscar), vestendo i panni di Jackie Kennedy, di una rockstar (in Vox Lux), di un’ intensa Regina di Naboo, Padmé Amidala, vista in Star Wars, lavorando con grandi autori come Mike Nichols (Closer) o Terrence Malick. Natalie Portman, a quasi 30 anni dai suoi inizi di carriera, correva l’anno 1994 e già si metteva in mostra con Lèon di Luc Besson, è ormai diventato un punto di riferimento globale, un esempio, moderno e trasversale, in grado di spaziare, dai ruoli più drammatici e introspettivi, a quelli (come questo) maggiormente divertenti e dove potersi mettere in gioco. L’ultima sfida si chiama Thor: Love and Thunder, diretto dal geniale Taika Waititi, in sala dal 6 luglio distribuito da Disney, ed impreziosito da cast delle grandi occasioni, da Chris Hemsworth, Chris Pratt, Christian Bale, nei panni del villain di turno, Russell Crowe, Tessa Thompson, fino appunto a lei.

Inedita e muscolare, nel doppio ruolo di Jane Foster e Mighty Thor, sa brillare, sprigionando ora superpoteri ed ironia.

Un film ben rodato, rigenerato da una sana dose di humour, irriverenza, citazioni e calibrata adrenalina, meglio riuscito rispetto al precedente Thor: Ragnarok, uscito nel 2017, sempre diretto da Waititi, che racconta di dei, ma prova a distruggerne il loro potere, e che soprattutto parla d’amore, l’elemento miracolo, quello sì, che tutto può salvare.

Un nuovo capitolo surreale e creativo (doti che il regista mise nel suo gioiello più bello, Jojo Rabbit) e che ora alza il livello. "Quando smetteremo di sottolineare che un film ha dei personaggi femminili forti ed eroici, allora avremo la normalità" racconta la Portman. "C’è messaggio per i bambini, quello di potersi riconoscere in eroi di qualunque genere, e vogliamo che si rapportino a personalità diverse. Lavorare con Taika poi è stata una grande gioia, portava sul set creatività e spontaneità, credo che di questi tempi siano due elementi di cui abbiamo bisogno. È l’importanza di ridere, e lui ce lo ha ricordato".

Sfida ambiziosa, che mette adesso la Portman a padroneggiare, combattendo i nemici, ereditando il martello di Thor, ma che oltremodo mostra due lati diversi del percorso, vulnerabile e fragile (Jane) da un lato, tosta e più cool dall’altra.

Un film, nel quale uno dei temi principali è il superamento del dolore attraverso la propria crescita personale.

"La ammiro", prosegue. "Trovo difficile rapportami a figure del genere, ne ammiro le qualità, lei è più vera, più femminista, eppure è anche una donna che ha delle paure, delle debolezze, e le sfida con la propria forza".

E alla fine nc’è spazio per le ispirazioni, cita Elena Ferrante, Natalia Ginsburg, parla del desiderio di esplorare ancora l’universo delle donne, in realtà lo sta facendo anche da qualche tempo nella National Women's Soccer League americana con la squadra di calcio femminile, l’Angel City Football Club, di cui è tra i proprietari di maggioranza.

 Tante voci, tante esperienze e tante avventure ancora da scoprire e per cui stupirsi.

"A miei due figli", dice, "insegno a essere curiosi, l’empatia e la compassione, l’amore in tutte le forme, quello romantico, fra amici, per noi stessi, per il lavoro che facciamo, a cui dobbiamo sempre dare un senso. Nella vita ho avuto momenti no, critiche, mi sono sentita triste, provando autocommiserazione, ma ogni volta ho reagito di rivalsa, era un modo di sopravvivere. Cosa mi fa paura? Il Covid, le armi, la comunicazione, diventata troppo anonima".