Lo Cascio: il cinema in sala in tre mesi può morire. La Bonino "attrice"

La storia non è il film ma ciò che l’attore palermitano ha raccontato al pubblico dopo la proiezione dell’altra sera di “Il signore delle mosche” al cinema Sivori di Genova

Foto Ansa
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di Massimiliano Lussana

Innanzitutto, un consiglio, calorosissimo. Andate al cinema a vedere “Il signore delle formiche”, il film di Gianni Amelio presentato al Festival di Venezia e dedicato al “caso Braibanti”, l’incredibile storia dell’intellettuale denunciato per plagio dalla famiglia di un ragazzo e poi condannato in primo grado a nove anni, ma sostanzialmente condannato solo per omosessualità. Un racconto della morale e della società italiana negli anni Sessanta con tre grandi interpreti: il giovane Leonardo Maltese, nei panni del ragazzo “plagiato”, Luigi Lo Cascio nei panni di Braibanti e Elio Germano che interpreta un giornalista de “L’Unità” che difende Braibanti, ma contro anche il suo partito, in quel momento assolutamente bacchettone contro “un invertito”, sia pure di simpatie marxiste.

Ma qui e ora il protagonista è Lo Cascio, uno degli attori della mia vita, dei miei beni culturali del cinema e cito a questo punto cinque film sul mio podio (e anche ai piedi del podio) che hanno Luigi come protagonista. La nuova entrata, straordinaria, è per l’appunto “Il signore delle formiche” di Amelio, poi ovviamente ci sono i due firmati da Marco Tullio Giordana: la storia di Peppino Impastato ne “I cento passi” e  “La meglio gioventù” e non potrebbe essere diversamente perché è un film che ha raccontato una generazione come nessun altro, “Buongiorno notte”, il primo di quella che ora è diventata una trilogia sul caso Moro firmata da Marco Bellocchio e “Il capitale umano”, capolavoro di Paolo Virzì.

E potrei citare decine di altri film, ma il concetto è chiaro.

Insomma, Lo Cascio.

Ma qui la storia non è il film, né la filmografia dello straordinario attore palermitano. Ma è ciò che lui ha raccontato al pubblico dopo la proiezione dell’altra sera di “Il signore delle mosche” al cinema Sivori di Genova, quando si è intrattenuto con noi e con trecento spettatori per raccontare il suo film e le sue idee. Un racconto non ideologico, con anche la spiegazione della presenza di Emma Bonino, la Emma Bonino di oggi, in una manifestazione a favore di Braibanti e contro l’accusa di plagio, nel film: “Quando Gianni Amelio gliel’ha proposto, Emma gli ha spiegato: “Ma fra tutte le manifestazioni che ho fatto, in quelle per Braibanti io non c’ero”. Ma è stato un omaggio alla storia e alla tradizione radicale visto che in tanti, Marco Pannella ovviamente, il senatore Mario Signorino, Giuseppe Loteta si batterono in solitudine, finendo anche querelati e condannati per la denuncia del pubblico ministero del processo contro Braibanti”.

Ma persino la presenza nel film di Emma, oggi leader di +Europa che campeggia sui manifesti, non trasforma “Il signore delle formiche” in un manifesto elettorale. Amelio è un uomo e un regista libero che non ha paura di schierarsi, con l’arte, come già ha fatto con “Hammamet” e il suo grande Pierfrancesco Favino, per alcuni “un’agiografia di Craxi”, ma molto più semplicemente il racconto onesto intellettualmente della persecuzione giudiziaria di uno statista costretto a morire in esilio dal suo Paese, con i carnefici trasformati in eroi.

E anche Lo Cascio – che ovviamente ha le sue idee, che ben difficilmente, a occhio, coincidono e coincideranno con le idee di Giorgia Meloni - è lontanissimo dalla caricatura dell’intellettuale impegnato, impegnato soprattutto a insultare Giorgia Meloni, ma spiega con umiltà e intelligenza: “Vedete, probabilmente noi che siamo qui a vedere un film come “Il signore delle formiche”, la pensiamo in un certo modo. Ma a me interessa anche il punto di vista di chi in qualche modo la pensa diversamente da noi. E, soprattutto, per ciò che vale il mio pensiero, che vale assolutamente per uno, per me stesso, identico a quello di chiunque altro, più che sugli aspetti legislativi della normazione dell’omosessualità e degli attacchi alla libertà di amare, io penso moltissimo alla famiglia, al momento in cui un ragazzo o una ragazza lo dicono ai loro genitori”.

Insomma, con Lo Cascio il personale diventa splendidamente politico e non viceversa, e ne esce un colloquio splendido, grazie anche a Francesca Savino, la docente universitaria che guida il dialogo, e che emana bellezza, nelle domande e non solo. L’attore palermitano, tanto serio nei film, nella vita è simpaticissimo, ride e scherza, pronto a ironizzare su se stesso.

Ma su una cosa è quasi drammatico, giustamente drammatico.

E cioè che siamo di fronte a un bivio: “Sono felicissimo di vedere questa sala cinematografica così piena questa sera, perché, vedete, di questi tempi è come essere al fronte, tentare di portare la gente al cinema”.

Il grido d’allarme apre la serata e poi si ripete in chiusura: “Spot, spot, spot. Me lo dice sempre anche Amelio di farlo. Se avete visto questo film e per caso vi è piaciuto, chiamate tre amici e dite loro “Vai a vedere “Il signore delle formiche”, è davvero bello. Se dall’altra parte i vostri amici vi dicono “Ok, la settimana prossima ci vado” dite loro che è urgente, che una cosa bella è urgente, prima che lo smontino e non possano più vederlo”.

Lo Cascio, fra l’altro, non cita l’iniziativa del Ministero della Cultura, grazie al quale da domenica a giovedì sarà possibile in duemila sale italiane vedere tutti i film, compreso questo, a tre euro e mezzo e diventerà un appuntamento fisso per qualche anno, due volte all’anno. Ma, insomma, è un ulteriore stimolo.

Perché – e qui sta il punto – siamo in un momento decisivo, dove si gioca moltissimo: “Questo film – spiega l’attore palermitano – è seguito con affetto e particolare interesse da tanti registi e un po’ da tutto il mondo del cinema italiano, anche da quelli che magari normalmente avrebbero un po’ di gelosia nei confronti di Gianni Amelio, come capita spesso nel cinema, è naturale. Perché, vedete, siamo a un punto di snodo: se vanno male i film che escono ora rischiamo di perdere per sempre il cinema nelle sale, quello che piace a noi che siamo qui questa sera”.

E tutto questo Lo Cascio lo dice al Sivori di Genova, che è la sala cinematografica più antica d’Italia , che il 30 maggio 1896, a soli cinque mesi dalla prima proiezione parigina, ha proiettato il primo filmato dei fratelli Lumière, “L’arrivo di un treno alla stazione di La Ciutat”, che fece scappare gli spettatori per la paura creata dalla mancata conoscenza dei meccanismi della prospettiva al cinema. E poi Georges Méliès e tanto altro.

La partita, oggi, è non farli scappare per sempre.