Harvey Weinstein condannato a 23 anni: neanche il mossad è riuscito a salvare l'ex re del cinema

Salvo colpi di scena, l'ex re di Hollywood passerà il resto della sua vita in carcere. Dopo aver tentato di difendersi anche nei modi più spudorati, diffamando le accusatrici o facendo loro pressioni, alla fine non ce l'ha fatta. il #MeToo ha vinto

di Tiscali Spettacoli

Dai 5 ai 29 anni di reclusione. Questa la pena che rischiava Harvey Weinstein, l’ex re di Hollywood, nei processi che lo vedevano imputato per stupro e "first-degree criminal sex act", ovvero aver costretto una donna a praticare sesso orale. La difesa chiedeva 5 anni, puntando su anzianità, salute precaria e una vita ormai distrutta. Non è stata della stessa opinione la giudice Lisa Liench: 23 anni di carcere che si sommano ai 16 a cui era già stato condannato. Condanne da scontarsi una di seguito all’altra.

Insomma, salvo nuovi colpi di scena giudiziari, resterà il resto della sua vita dietro le sbarre.

LA CONDANNA A LOSA ANGELES

Era già stato condannato da un tribunale di Los Angeles a 16 anni di reclusione per aver aggredito e stuprato una ex modella e attrice russa che all'epoca viveva a Roma ed era venuta nella mecca del cinema per un festival cinematografico nei giorni che precedono gli Oscar.

IL #METOO E JANE DOE 1

Oltre cento donne sono uscite allo scoperto accusando di molestie e stupri l'ex produttore, che dal 2017 è diventato il simbolo di una cultura di molestie sessuali endemica nelle stanze del potere dando vita al movimento #MeToo, ma meno di una decina sono riuscite a farsi ascoltare dalla magistratura. Due di queste a York: Weinstein deve già scontare una condanna a 23 anni di carcere dopo il primo processo che si è concluso a a Manhattan nel 2020. "E' ansioso, deluso ma ottimista sulle sue chance di ricorso", aveva detto un portavoce dell'ex boss di Miramax prima dell'inizio dell'udienza al Clara Shortridge Foltz Criminal Justice Center di Los Angeles dove il 19 dicembre Weinstein era stato riconosciuto colpevole da una giuria di nove uomini e tre donne che all'unanimità avevano creduto al racconto della "Jane Doe 1": la donna, che all'epoca aveva 34 anni, aveva accusato Weinstein di averla stuprata nella sua camera d'albergo durante l'edizione 2013 del Festival Los Angeles-Italia.

LA REAZIONE DI WEINSTEIN: SONO INNOCENTE

"Sono innocente. Non condannatemi a una vita in prigione": prima della lettura della sentenza oggi in tribunale a Los Angeles, Harvey Weinstein ha implorato la clemenza della corte. "Non ho mai stuprato o aggredito sessualmente Jane Doe 1. Non l'ho mai conosciuta e lei non mi conosce. Sono in gioco soldi", ha detto l'ex produttore riferendosi alla ex modella e attrice russa ma all'epoca residente a Roma la cui testimonianza lo ha mandato per altri sedici anni dietro le sbarre. Weinstein ha detto di "non meritare" la nuova condanna: "Ci sono troppe cose sbagliate in questo caso".

IL COMMENTO DI JANE DOE 1 (LA DONNA RIMASTA ANONIMA)

"Non c'è sentenza troppo grande per cancellare quello che ha fatto", ha detto al tribunale di Los Angeles Jane Doe 1, la donna che ha fatto condannare Harvey Weinstein. "Il mio stupratore non ha più pensato a me da quel giorno, ma io ho vissuto da allora con le conseguenze del suo gesto", ha detto l'ex attrice e modella russa protetta da pseudonimo le cui accuse sono state accettate dall'unanimità dalla giuria di Los Angeles. La donna è apparsa in tribunale accompagnata da una figlia: piangendo mentre parlava dal banco dei testimoni ha chiesto al giudice Lisa Lench di condannare Weinstein al massimo della pena. "Per tutti questi anni ho portato questo peso, questo trauma, come se fosse stata colpa mia. Prima di quella notte ero una donna felice e piena di fiducia in me stessa. Tutto è cambiato dopo. Sono andata a pezzi dentro. Mi punivo - ha detto - per quel che lui aveva fatto a me".

POTEVA ESSERE FERMATO PRIMA, DA GWYNETH PALTROW A AMBRA GUTIERREZ

Le indagini sono partite solo nel 2017 in seguito alle inchieste del New York Times e del New Yorker, ma la verità è che erano ormai anni che d Hollywood - ma in generale in tutto il mondo del cinema - si parlava dei comportamenti violenti e inappropriati di Weinstein. Già nel 1998 l’attrice Gwyneth Paltrow aveva lanciato una non troppo velata accusa a Weinstein dal divano del David Letterman Show. Parlando dei provini con il noto produttore ha dato: "Può obbligarci a fare una o due cose". Ancora più grave il caso di Ambra Gutierrez. La donna lo accusa nel 2015, collabora con la polizia e ottiene una registrazione in cui Weinstein ammette di averla molestata. L’inchiesta quindi parte e sembra andare nella giusta direzione ma improvvisamente tutta la stampa inizia a pubblicare articoli diffamatori contro la Gutierrez. La dipingono come un’arrivista in cerca solo di denaro. Il procuratore di Manhattan, nonostante la polizia continui ad insistere per proseguire, decide di archiviare la questione.

NEMMENO IL MOSSAD LO HA SALVATO

Nonostante nel corso delle accuse Weinstein abbia ingaggiato persino diversi ex agenti del Mossad assoldati per rintracciare tutte le donne che lo avevano accusato e per fare pressioni su di loro affinché ritirassero le accuse, il cerchio si è finalmente chiuso.

Con moltissimo ritardo ma si è chiuso.