Harry Styles al centro del gossip della gelosia tra regista e protagonista diventa un perfetto “manipolatore”

Dopo il tifone Timothée Chalamet, l’altra “perturbazione” più attesa alla Mostra di Venezia era quella di Harry Styles. Le due presunte rivali si ignorano sul red carpet e si siedono agli antipodi durante la proiezione

Dopo il tifone Timothée Chalamet, l’altra “perturbazione” più attesa alla Mostra di Venezia era quella di Harry Styles. E le previsioni, quelle giuste, di solito non mentono, anzi, raccontano di un fenomeno ormai diffuso nella generazione tra gli adolescenti di oggi, che fin dalle prime ore del mattino, muniti di ombrellini antisole, striscioni, e kit di sopravvivenza, si sono assiepati vicino al red carpet e alle transenne, unicamente per poterlo vedere da vicino.

L’occasione era Don’t Worry Darling (in sala dal 22 settembre, distribuito da Warner Bros), diretto da Olivia Wilde, presentato Fuori Concorso. Set galeotto, visto che la regista di 38 anni è diventata poi la sua compagna. Un film che prima ancora di essere visto aveva di fatto già innescato molte voci di corridoio e gossip a base di gelosia  tra la regista e la protagonista, l’attrice Florence Pugh, che ad alimentarle ha evitato la conferenza stampa del mattino. Anche durante il red carpet serale, le due presunte rivali in amore si sono accuratamente evitate e sedute a debita distanza durante la proiezione. Non solo. Al clima non proprio idilliaco bisogna aggiungere le recenti dichiarazioni di Shia LaBeouf, “allontanato”, pare, dal progetto dalla stessa Wilde, smentita a sua volta da alcuni audio ("gossip e fake news", sottolinea lei) dell’attore, che aveva di comune accordo rinunciato. Contraddizioni a parte, vere o presunte, rimane la sostanza di una pellicola, non certo tra più suggestive viste in questi giorni, ma che certamente farà parlare, e non solo per le polemiche interne.

Una storia fuori dal tempo, utupistica e distopica

In un attimo ci ritroviamo infatti in una sorta di bolla anni ‘50, una piccola cittadina, pop e glam, pensata ad hoc (nello stile The Truman Show), case e giardini immacolati, tutti felici, allegri, un fazzoletto di micro universo dorato, sicuro (arriva solo una coppia nuova), inaccessibile e immerso nel nulla, con dei confini ben delineati.

Nessuno li oltrepassa, nessuno osa, perché si sta meglio dall’altra parte a crogiolarsi, assaporando felicità.

Un mondo, in cui gli uomini vanno a lavorare ogni giorno a un progetto segreto (il pensiero va al Progetto Manhattan, lo storico programma di ricerca militare nella realizzazione delle prime bombe atomiche), e di cui non possono mai parlare, neanche tra di loro, e dove le donne non possono fare domande, rimangono a casa cucinare, accudendo di fatto i propri mariti, dividendosi tra cene, party, e giornate a prendere il sole. Tutto perfetto, tutto apparentemente perfetto.

Ne è capo una sorta di guru-mentore, capace di tenere le fila e risolvere ogni cosa. O quasi. Una comune dominata al maschile, nella quale i personaggi femminili rimangono in disparte. Tra gli abitanti ci sono Jake e Alice Chambers, Harry Styles e Florence Pugh, la cui esistenza corre senza intoppi fino al punto di rottura di lei, quando un giorno decide di andare oltre quei confini, iniziando a capire che nulla è come sembra, neanche il marito.

Ogni cosa è manipolata. Tra allucinazioni e verità che si sgretolano, non c’è più controllo. Il sogno, la metafora, gli abusi di potere, hanno le ore contate, mentre l’epilogo di rivolta (femminista) è pronto invece a stravolgere tutto.

«Credo sia divertente rappresentare un personaggio di un mondo così perfetto che però non è il tuo», ci ha detto Styles.

«Siamo stati fortunati: questo mondo è stato costruito in modo così realistico che sembrava vero anche per noi. Tutti noi viviamo in una versione della nostra bolla protetta. Il messaggio del film sta lì: a cosa si riesce a rinunciare per uscire da questa bolla di sicurezza? Spesso ignoriamo le cose peggiori del mondo. Penso che la comunità sia quello che noi facciamo della comunità, la cosa più importante è definirla. Per me è ciò di cui ci dobbiamo circondare, la famiglia, gli amici, è più importante il quotidiano, rispetto ai media. È sotto gli occhi di tutti che i social hanno lati negativi, ma non dimentichiamoci anche di quelli positive. La comunità è tutto. Questo film è un ottimo esempio di fiducia e dobbiamo averne anche nelle nostre sensazioni, cercando le persone giuste con cui stare».

Èd è lui, una delle grandi star del panorama musicale (i concerti sono dappertutto sold out), spinto da qualche tempo ad avventurarsi pure nella recitazione, ad attirare l’attenzione generale di giornata, mettendo insieme una Comunità, quella sì reale, in fibrillazione e unita nello spiegare il proprio idolo, “l’unico motivo di vita”, e il perché della loro presenza, “con i suoi testi racconta la nostra adolescenza e la sa interpretare”, o “ci piace il suo approccio agli altri”.

Musica e cinema stanno all’opposto

ha sottolineato ancora Styles. «La prima è molto personale, la recitazione permette invece di far finta, esplorare. La creatività aiuta sempre qualsiasi sia la direzione, ma nessuna delle due professioni ti permette di dire dove stai realmente andando»