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Carolina Crescentini, Gian Marco Tognazzi e il furto della Gioconda ai francesi: "Il nostro viaggio nel tempo"

I due attori si ritrovano nel 1943 tra nazisti, fascisti e partigiani nel film "C’era una volta il crimine" , nelle sale dal 10 marzo. C’è da ridere come nella classica commedia all’italiana

Emanuele Bigidi Emanuele Bigi   
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Lui la chiama “sorellina”, lei “amichetto”. Gian Marco Tognazzi e Carolina Crescentini hanno condiviso il set di C’era una volta il crimine di Massimiliano Bruno (dal 10 marzo al cinema), l’ultimo capitolo della trilogia dell’improbabile banda di criminali (Marco Giallini, Tognazzi, Giampaolo Morelli) che viaggia nel tempo. Questa volta si ritrovano nel 1943, durante la seconda guerra mondiale, a fianco a due nuovi compagni: l’attrice di Boris, appunto, e Giampaolo Morelli che sostituisce Alessandro Gassmann.

Moreno (Giallini), Giuseppe (Tognazzi) e Claudio (Morelli), professore di storia, col supporto di Lorella (Giulia Bevilacqua) e Gianfranco (Bruno), decidono di fare l'ultimo viaggio nel tempo e di rubare la Gioconda ai francesi. Ci riescono, ma sulla strada si imbattono in Adele (Crescentini), la nonna di Moreno, una donna coraggiosa che si difende dai fascisti impugnando il fucile del marito in guerra. Il piano subisce un inceppo quando i nazisti rapiscono la piccola Monica, figlia di Adele e madre di Moreno. L’obiettivo è riportarla a casa e poi ritornare nel 2022. Ci sarà da ridere nonostante le bombe e l’intreccio con il periodo più complesso della storia dell’umanità.

Carolina e Gian Marco sognano il loro viaggio nel tempo e ce lo confessano. L’attrice vorrebbe partire per la California degli anni ‘70 “e partecipare a qualche festival musicale per capire che aria tirava”, ci dice. “Partire per Woodstock con un camper e del vino”, è più diretto il compagno di set. Ci vengo anche io”. “Poi andrei negli anni ‘80 per osservare la mia infanzia con la mente di un’adulta”, riprende il discorso Carolina, "e spierei un po’ i miei genitori”, sorride.

“Sarebbe bellissimo, con la maturità di adesso, ritornare nel periodo d’oro del cinema e nella vita meravigliosa che ho vissuto da bambino a cavallo tra gli anni ’60 e ’70",  sogna Tognazzi. "Vorrei tornare a rivivere mio padre nel pieno suo successo e della sua brillantezza con la maturità di oggi, e confrontarci in un periodo che chiamo dell’analogico progresso, prima che tutto diventasse troppo digitale, e la digitalizzazione condizionasse la nostra vita”.

“Che bello senza cellulare”, urla Carolina. “Io c’ero” – si fa sotto Gian Marco. “Era paradossale quando mio padre diceva a dieci persone: ‘Domani a cena a Velletri’ e tutti si presentavano. Non c’era: mi si è scaricato il telefono o non posso. Carmelo Bene ha detto una cosa importante: ‘Ogni progresso equivale un regresso’. Non è detto che pensando sempre di andare avanti si vada avanti, certe volte si va avanti riprendendo le tradizioni del passato. Ugo per esempio guardava la cucina scrutando l’orto fatto in casa e ha avuto ragione, basta pensare a che cosa sta accadendo oggi col biologico e il chilometro zero”.

Il duo rappresenta l’anima romantica di C’era una volta il crimine. Poi scoprirete il perché. “Giuseppe ne aveva bisogno di un po' di batticuore”, commenta Tognazzi. E non dicono di più per non spoilerare fatti importanti che accadranno durante la turbolenta vicenda della banda. Adele di certo è l’unica donna del gruppo, una donna tosta che impugna pistole e fucili. «Ne ha necessità, ci sono i fascisti, i nazisti e le rapiscono la figlia, è normale che si comporti così. Non ho una figlia, ma sarei pronta a tutto per difenderla. Grazie a Dio c’è Giuseppe che cerca di rasserenarla”.

Gian Marco e Carolina sono amici. Carolina recentemente ha incontrato sul set del nuovo Boris un’altra amica, “una grande amica a cui voglio bene”. Indovinate di chi si tratta? Di Corinna ovviamente, la “cagna”, che ritroveremo su Disney+ nella quarta stagione della serie cult

Emanuele Bigidi Emanuele Bigi   
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