Una comicità mai vista: il fenomeno "Boris" torna a graffiare. Ecco perché non perderlo
"Boris" è rivoluzionario, sarcastico, fuori dagli schemi, non si è mai tirato indietro, ha fatto suo il meccanismo, però lo ha contemporaneamente distrutto, mettendo a soqquadro ogni nostra convinzione o pregiudizio


Cosa rende un fenomeno unico a livello seriale, a distanza di 12 anni dalla sua terza stagione? Il fatto che sia Boris. Un esperimento (considerato inizialmente) di nicchia, diventato invece popolarissimo, generazionale, e di fatto riscoperto da altri, non solo affezionati, per il fatto di essere qualcosa di davvero poco esplorato nel panorama Italia.
Boris è rivoluzionario, sarcastico, fuori dagli schemi, non si è mai tirato indietro, ha fatto suo il meccanismo, però lo ha contemporaneamente distrutto, mettendo a soqquadro ogni nostra convinzione o pregiudizio. C’ha graffiato di gusto.
La quarta stagione
Adesso, con l’arrivo della quarta stagione (otto episodi in onda su Disney +), presentata all’ultima Festa del Cinema di Roma, torna così la sua carovana di personaggi, capeggiati dal regista di culto, René Ferretti (interpretato da Francesco Pannofino), colui che beve solo Manhattan col Lexotan, a sancire (chiudere il cerchio? Speriamo di no) di un percorso narrativo e di esplorazione goliardica travolgente. Dopo infatti tre stagioni-evento, e un film, uscito nel 2011, a scrivere e dirigere ci sono ancora loro, Giacomo Ciarrapico e Luca Vendrusco, che col cuore e la mente a Mattia Torre, scomparso nel 2019. riannodano le emozioni e le risate. Boris 4 è la reunion che tutti si attendevano, attori compresi.
La storia odierna ci riporta dietro le quinte del mondo del cinema e della tv, in cui molto è cambiato 10 anni dopo. La serie che René vuole girare nasce dal Vangelo, si chiama Vita di Gesù, è prodotto da Stanis La Rochelle (Pietro Sermonti) che oltre a vestire i panni poco credibili del protagonista (lui ha 50 anni, mentre“l’altro”, come ben noto, 33), produce con la sua SNIP (So Not Italian Production). Queste le premesse di una sceneggiatura assurda, pronta a sbarcare sulla Piattaforma globale più importante, Algoritmo permettendo. C’è da ridere e sorprendersi, c’è poesia e irriverenza, e un cast imperdibile formato oltremodo da Carolina Crescentini, Paolo Calabresi, Corrado e Caterina Guzzanti, Valerio Aprea, Alessandro Tiberi, Antonio Catania, Andrea Sartoretti.

Ma allora cosa fa la differenza? L’attualità.
Molti, durante il periodo della Pandemia, hanno capito, e si sono tuffati nello streaming, nelle serie, cos’erano. Boris, e il suo effetto ironico, trasversale (nei linguaggi), ora lo porta proprio a sbarcare lì nel vero senso reale. Parla di piattaforme, ma lo fa in quello stesso contenitore che prende in giro e nel quale lancia un’altra vera sfida. L’intelligenza qui sta in una personalissima forma di umorismo, satira, di perfezione-imperfezione, di gioco.
Vince una comicità mai vista: c’è originalità, istinto, un sano cinismo, che sa essere scorretto (quanto è difficile farlo bene a livello seriale), trattando di raccomandazioni, cambiamento, politica, comprimari, azzardi, figure mitiche.
Nuovi tormentoni
Con Boris si riapre un mondo di nuovi tormentoni e battute ormai cult: “smarmellare”, “apri tutto”, “a cazzo de cane”, “ammerdu”, fatto di personaggi clamorosamente inimitabili. Uno su tutti, Mariano (Corrado Guzzanti), tornato dall’America., dopo aver fatto però a sua volta una serie in Canada (“Pepperoni”) e con cui ha fatto il botto (in tutti i sensi). Tiene ora una pistola sempre con sé, lo rilassa. “Mi ricorda mio padre”, dice ad un certo punto. Perché? Ha la faccia allungata, un po’ cromata, ma lui sta bene, è che non gli resta tanto. Sta morendo? No, no, lo voglio cremare, i forni crematori migliori sono a Viterbo. Ed è lo stesso che porta sul set lo storditore elettrico, “non spara, ma dà una scossa, fa tanto ridere”. E come dimenticare infine il Paolo Sorrentino, ‘guest star’ della terza stagione, che, scambiato per Garrone e Alan Sorrenti, dice, “questa serie di merda la distruggo”. Pura follia, capace ora finalmente di ripetersi.