Audrey Hepburn: la fame, gli amori e l'inquietudine di una diva immortale
30 anni fa moriva stroncata dal cancro Audrey Hepburn. La sua vita tra cinema, amori e il sodalizio con Givenchy


Ci sono vite che non finiscono mai, che nemmeno la morte è in grado di portare davvero a conclusione. Iconiche, divine, diventano riferimento di stile e metro di perfezione.
Sono trascorsi 30 anni dall'addio a Audrey Hepburn. Il 20 gennaio 1993 si spegneva, a causa di un tumore, nella sua villa in Svizzera a Tolochenaz, tra le braccia del compagno, l’olandese Robert Wolser.
Ma nonostante tutto la morte ha perso la sua partita, la bellissima interprete di film cult come Colazione da Tiffany e Vacanze romane, incarnatrice di fascino assoluto, musa di registi e couturier come monsieur Huberth de Givenchy, non ha mai abbandonato questa dimensione. Il mito dell’attrice dagli occhi di cerbiatto resta intatto, nel ricordo di una diva dal carisma ineguagliabile, ma anche di una donna dal cuore grande, soprattutto verso i bambini e i più deboli, che divennero centrali negli ultimi anni della sua vita, come ambasciatrice dell'Unicef.
LA DIVA PIU’ CITATA NEL MONDO DELLA MODA
La donna che ha affascinato il mondo con la sua grazia è ancora oggi la diva più citata nel mondo della moda, la più clonata, la più imitata. Oggi probabilmente sarebbe un’influente da milioni di follower.
Il suo long black dress indossato in Colazione da Tiffany è l'abito più citato nella moda, ma anche il più citato nei party e feste in maschera.
Ben prima del “Favoloso mondo di Amelie” la sua deliziosa frangetta divenne un look copiato dalle ragazze di tutte le latitudini. Quello stile che definisce Parigi al primo sguardo: le ballerine, le sue scarpe preferite, e i pantaloni a sigaretta
L’INCONTRO CON GIVENCHY
Quel look creato per lei da Givenchy è ancora considerato un classico del guardaroba delle donne chic. Il couturier incontrò Audrey nel 1953. Il noto stilista sapeva che la grande attrice Hepburn sarebbe arrivata nel suo studio. Rimase di stucco quando, invece che Katharine Hepburn, si trovò davanti Audrey. Givenchy ne resta enormemente affascinato eleggendola subito sua musa. Una bellezza così diversa da quella dell’epoca, addirittura rivoluzionaria.
Erano infatti gli anni 50, gli anni di Elizabeth Taylor e Marylin Monroe, corpi a clessidra, fianchi larghi, cosce piene e vita stretta. Mentre lei è una cerbiatta: alta e sottilissima.
Questo sodalizio tra stilista e modella durerà per sempre, attraversando sia la vita vera che quella sul grande schermo: indimenticabili i capi realizzati da Givenchy per Sabrina (1954), Colazione da Tiffany (1961), Vacanze Romane, di William Wyler (1953), Sciarada, di Stanley Donen, e Come rubare un milione di dollari e vivere felici, di Wyler (1966).
BELLEZZA, ELEGANZA E TALENTO
Nella sua carriera vinse un Oscar, tre Golden Globe, un Emmy, un Grammy Award, quattro Bafta (British Academy of Film and Television Arts), due Tony e tre David di Donatello. Per il suo lavoro umanitario con il Fondo delle Nazioni Unite, le fu assegnata nel 1992 la medaglia presidenziale della Libertà e nel 1993 il Premio Jean Hersholt.
GLI AMORI E IL RITIRO DALLE SCENE
Nelle sue relazioni, pare, ci fosse sempre un fortissimo desiderio di maternità. Durante le riprese di Sabrina, Audrey ebbe una breve relazione con William Holden, ma dopo aver saputo che l’attore si era sottoposto a un intervento di vasectomia, decise di terminare la relazione.
Conobbe ad una festa l'attore Mel Ferrer che nel settembre del 1954 divenne il suo primo marito. Durante il matrimonio affrontò ben due aborti spontanei ma riuscì ad avere con Ferrer il figlio Sean che nacque il 17 luglio 1960. Il matrimonio durò tra alti e bassi ben 14 anni. Nell’ultimo periodo, ormai in piena crisi, l’attrice andò in crociera. A bordo della nave incontrò lo psichiatra italiano Andrea Dotti. Fu amore a prima vista. Si sposarono il 18 gennaio 1969, iconica anche in quell’occasione con abito al ginocchio e fazzoletto in testa.
Il matrimonio con Dotti determinò anche l’addio dalle scene. L’attrice, quarantenne, desiderava avere altri figli. Si dedicò a se stessa e alla famiglia e un anno dopo il matrimonio arrivò il secondo figlio: Luca.
Dotti si rivelò un fedifrago, le numerose relazioni extraconiugali portarono al naufragio del secondo matrimonio dopo 13 anni anni.
Passò il resto della vita affianco all'attore olandese Robert Wolders. I due non si sposarono mai ma andarono a convivere quasi immediatamente. Insieme girarono il mondo, visitando i luoghi più remoti e afflitti dalla fame. Fu non solo un amore, fu un sodalizio. Una condivisione totale e una comunione di intenti profondissima.
LA FAME E LA MALNUTRIZIONE
Una diva dal carisma ineguagliabile ma anche dalla personalità complessa, che univa fragilità e forza, un'artista che voleva soprattutto essere amata e che, nonostante la popolarità, incontrò diverse delusioni affettive.
Una donna fortemente impegnata. Alla fine della sua carriera, Audrey ha saputo trovare la pace interiore, usando la sua popolarità come ambasciatrice globale per l'Unicef e compiendo così un cerchio nella propria storia personale: prima vittima di guerra, poi fonte di sollievo per milioni di persone. L’impegno profuso contro la fame nel mondo, ha infatti origini profonde. Radici che affondano nei traumi dell’infanzia con i quali l’attrice ha fatto i conti per tutta la vita. Da bambina, a causa dell’occupazione nazista in Olanda, visse momenti di terrore e grandissima fame che la portarono ad uno stato di grave malnutrizione.
LA MORTE
Di rientro da uno dei suoi viaggi in Somalia l’attrice iniziò ad avvertire forti dolori. Una prima visita in Svizzera portò ad una diagnosi si cancro al colon. Volò negli Stati Uniti dove subì due interventi prima che i medici decretassero che il tumore era in uno stadio ormai troppo avanzato per poterlo curare.
L’attrice ormai debilitata non poteva affrontare il viaggio su un aereo di linea per tornare a morie a casa sua. Così il suo amico di sempre, Hubert de Givenchy le mandò un jet privato che riempì di fiori per permetterle di tornare in Svizzera,
Oggi rimane l’immagine della donna più bella ed elegante di tutti i tempi. Rimangono il suo stile intramontabile, le mille imitazioni e il ricordo di una donna a volte gioiosa ma spesso inquieta.