"In un luogo senza nome esistono forme che, combinandosi, diventano il nostro carattere, il nostro daimon (genio) e il nostro destino". Fabrizio Corona si è difeso citando il 'daimon' di Platone, nelle ultime dichiarazioni spontanee, poco prima che i giudici entrassero in camera di consiglio per la sentenza nel processo milanese con al centro quei 2,6 milioni di euro trovati in parte in un controsoffitto, in parte in Austria. Le sue parole sono state riferire ai cronisti dall'avvocato Ivano Chiesa. "Sono un perseguitato, quando si fa il mio nome le questioni vengono sempre ingigantite", ha sostenuto l'ex re dei paparazzivideo di Edoardo Bianchi